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Se capitava la giornata in cui le "mangiate a campanello" erano a ripetizione, la sera, appena con la testa sul cuscino e gli occhi chiusi, vedevo ancora il "pistillo" che tremava segnalando la mangiata del cefalo.
Diceva don Beppe, il mio Maestro, che la malattia della pesca con l' ancoretta passa tre giorni dopo che si muore.
Tutt' ora, che faccio questa pesca molto raramente, devo dire che mi affascina sempre ed è sicuramente la tecnica che preferisco.
Che sia discutibile o meno, o che scandalizzi qualche pseudo ambientalista o qualche ragazzaccio delle mie parti che ritiene di detenere "il Verbo" in fatto di pesca (lo venga a dire a me ... se ne ha il pudore), penso che da ora in poi ritornerò a questa tecnica sempre più spesso.
Si pesca per divertimento e di conseguenza si fa il tipo di pesca che diverte di più ... o no?
E poi, d' altro canto, la pesca del cefalo è sempre stata ritenuta la pesca dei vecchietti; ci siamo quasi ... e allora perchè non riprenderla a pieno ritmo?
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Intanto le foto di questo reportage si riferiscono all' agosto 1974.
Stavo per frequentare il primo anno di Medicina, che poi lasciai per Farmacia, e non sapevo ancora quanto la pesca avrebbe influito negativamente sui miei studi universitari.
Infatti nel 1977 si abbattè su di me (e sulla mia famiglia) una nuova malattia: la passione per le gare di pesca.
Non aggiungo altro perchè lo si può immaginare.
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