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Chi leggerà del mio modo di intendere la Pesca, di come la pratico o anche delle mie "follie", se condividerà ed avrà il piacere di ritornare a farmi visita mi onorerà; chi non condividerà ed avrà obiezioni nel merito e deciderà di non rivedere mai più il mio blog ... mi farà un piacere.

Franco Stanzione

Se vuoi conoscere la mia opinione sulla pesca, leggi la

- - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - - - INTERVISTA CON L' ASSASSINO

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - a cura di Elisabetta Pansini


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sabato 29 dicembre 2007

La mia opinione su ...

IL SILURO


Premessa: io detesto il pesce gatto, nonostante che sia in Italia da ormai tantissimi anni, e a maggior ragione il siluro.
Il pesce gatto, oltre a ritenerlo un pesce dannoso per le uova degli altri pesci, mi fa schifo per tanti motivi che vanno dalla sua viscidità al fatto che ha quelle maledette spine sul dorso ed ai lati delle branchie.
Tutti i difetti del pesce gatto, moltiplicati per mille, li ha il siluro.
Non sto qui a ripetere quali siano i mille motivi per cui il siluro non dovrebbe esistere nelle acque italiane; mi limito solo a dire che mai e poi mai mi sognerei di andarlo a pescare, tanto meno lo toccherei minimamente perchè mi fa letteralmente schifo.
Oltre poi a questo pesciaccio, mi stanno tremendamente sulle "balls" quei suoi estimatori che vanno a pescarlo, in genere con la testa rasata tipo naziskin e piuttosto palestrati, che molto spesso si fanno ritrarre col mostro in acqua, tipo quello della foto sottostante; mi fanno una pena incredibile in quelle foto tutte uguali, a mollo nell' acqua a fare poi che?
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Fino a stasera pensavo che, almeno nelle nostre acque meridionali, questa autentica piaga non esistesse. Purtroppo, navigando tra i siti di pesca, ho trovato la seguente notizia sul sito della A.S.D. Lenza Club San Prisco, in provincia di Caserta (http://www.lenzaclubsanprisco.it/sito):

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Pescato il “pesce siluro” nel Volturno

Villa Literno. Pescato il "pesce siluro" nel Volturno.

Pubblicato dalla redazione "Caserta 24 Ore" il 28 Dicembre, 2007 .

Secondo alcuni è una leggenda metropolitana, secondo altri è un discendente degli antichi mostri marini capitato chissà come nel letto dei nostri fiumi. Se ne parla pure in "Radiofreccia", il film di Ligabue con Stefano Accorsi che sfida la sorte per pescarne uno con le proprie mani. E' il cosiddetto "Pesce Siluro"(Silurus glanis). Un esemplare è stato pescato giorni fa nelle acque del fiume Volturno da un temerario pescatore dilettante di Villa Literno (CE), Raffaelle Chiarolanza, che ha voluto immortalare l'evento con la macchina fotografica.
Lo stesso pescatore ha dichiarato che l'esemplare di Pesce Siluro pesa la bellezza di 65 chilogrammi. Corpo allungato, cilindrico nella parte anteriore e compresso nella parte posteriore del corpo, assenza di squame e pelle ricoperta da grandi quantità di muco, testa massiccia appiattita dorso-ventralmente e recante due paia di lunghi barbigli e di cui un paio più corti, bocca grande con numerosi denti, occhi di piccole dimensioni: così è descritto dai siti specializzati il Pesce Siluro. Ma più che i dati morfologici sono importanti le emozioni che la vista di un pesce del genere suscita negli appassionati. Pietro Cuccaro.
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Dopo una così bella, si fa per dire notizia, c' è solo da augurarsi che questa "schifezza" acquatica non compaia anche nel Locone o nel Basentello, laghi da me abitualmente ed assiduamente frequentati.


* Testo di Franco Stanzione.

* Foto tratte dal web.

venerdì 28 dicembre 2007

Il Lago Andrea a Rapolla (PZ) - Venerdì 28 dicembre 2007

... ovvero "TROTA LAGO CON ANATOLI".

Dopo un periodo di quasi tre mesi in cui sono stato fermo con la pesca, a causa dell' essermi schiacciato un ginocchio tra due auto, con conseguente frattura interna del condilo del femore, ho ripreso l' "attività" alla grande con la trota lago.
Era anche un bel po' di tempo che non portavo insieme mio figlio Anatoli e quindi questa mattina ho deciso di portarmelo a pescare insieme al Lago Andrea di Rapolla.
Data la stagione, non ho avuto il coraggio di esporre il "giovanotto", che ora ha dodici anni, ai rigori delle primissime ore di una giornata invernale; infatti a Rapolla, di questi tempi, la mattina presto la temperatura è molto spesso sotto lo zero.
Ho perciò preferito, pur sapendo che dal punto di vista della pescosità sarebbe stato un "flop", arrivare sul posto verso mezzogiorno.
Al nostro arrivo, al lago Andrea c' erano ancora tre pescatori che poco dopo avrebbero lasciato campo completamente libero in quanto non c' era più verso di sentire una toccata.
Purtroppo questo laghetto è fatto così: le trote mangiano la mattina presto e poi è un crepare farne uscire una dall' acqua.
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Il lago Andrea si trova a Rapolla, in provincia di Potenza, appena ad una quindicina di chilometri da Lavello e quarantacinque da Canosa. Il Monte Vulture sovrasta l' abitato di questa cittadina lucana.
Venendo da Lavello, poco prima di entrare nel paese, si gira a destra e dopo ottocento metri di una stradina si arriva al laghetto.
Il Lago Andrea ha la forma di una pera, è piccolino, come si vede dalla foto, ed è profondo non più di quattro metri al centro; rappresenta però una simpatica realtà nel panorama pescasportivo di una zona che non brilla certo per quello che può offrire agli appassionati di una disciplina quale la trota lago.
Una realtà tra le altre cose molto ben gestita dal suo proprietario Alfonso, che la ha dotata di diversi conforts quali i bagni ed un piccolo bar con negozietto di articoli da pesca fornito di tutto ciò che serve per trascorrere qualche ora di relax pescando.
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Il laghetto è anche sede di diverse gare domenicali, naturalmente tra amici, in cui i premi sono costituiti non da coppe e trofei, ma da roba da mangiare o articoli da pesca.
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Molti frequentatori abituali del lago dicono che lo striscio è una delle tecniche più redditizie ma, per esperienza personale (e sì che io d' inverno ci vado abbastanza sopesso), posso dire che a striscio non ho mai preso una trota; infatti anche nelle varie gare a cui ho partecipato ho sempre pescato principalmente a tremarella e a penna.
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Oggi, anche per la presenza di Anatoli, ho optato per la pesca con la penna, più facile per un bambino che deve tra le altre cose anche iniziare a prendere dimestichezza con il mulinello. Infatti mio figlio, fino ad ora, ha sempre pescato solo a canna fissa ...
... ma io qualche lancio a tremarella l' ho voluto tentare ugualmente.
Certo è che quel figlio mio è davvero un personaggio e a pesca si adatta in una maniera incredibile al ruolo di colui che subito impara quello che deve fare.
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Basta vederlo ... o no?



Fatto sta che gli faccio vedere come si pesca col mulinello, come si impugna la canna e come si lancia e lui subito si è messo in azione da solo, così come fece lo scorso anno sul Basentello.
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Passa intanto il tempo e di pesci manco l' ombra; ma io lo sapevo già prima di venire a pescare qui oggi, così tardi.
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Anatoli si scoccia un po' e decide di giocare con Tommasino, il gatto di Alfonso, che vediamo nella foto qui sotto.
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Ad Anatoli i gatti ed i cani piacciono moltissimo e famigliarizza subito con loro.
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Dopo un po' si riprende a pescare.
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Sono ormai quasi le 14,30 e nessuno dei due ha avuto una abboccata.
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E' arrivato il momento di farci qualche foto insieme con l' autoscatto.
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Ma mentre ci facciamo le foto, la penna della canna di Anatoli va giù ed una bella iridea viene magistralmente recuperata con arte dal mio giovanotto il cui entusiasmo è alle stelle.
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La trota pescata da Anatoli è destinata ad essere l' unica della giornata.
Non fa nulla; l' importante è essere stati a pesca ancora una volta e soprattutto con mio figlio.
C' è però un "tipo" a cui la giornata è andata molto bene: Tommasino.
Infatti Anatoli, avendo saputo da Alfonso che Tommasino spesso va a fregare le trote ai pescatori per mangiarsele, gli ha fatto dono del pesce da lui pescato.
Dono che, come si vede nella foto sottostante, Tommasino ha gradito molto.
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

sabato 24 novembre 2007

La mia opinione su ...

LE RIVISTE DI PESCA



















Sono fin dal 1976 un assiduo acquirente di varie riviste, delle quali la prima è stata PESCARE.

Dopo qualche anno, sono apparse PESCA IN e PESCA IN MARE.

PESCA IN la acquisto sin dal primo numero; PESCA IN MARE dopo un po' mi ha scocciato e non l' ho più acquistata perchè moltissime pagine sono dedicate ad imbarcazioni lussuose che al comune pescatore come me non interessano, oppure alla traina che è una pesca che a me sta un po' su quelle che gli inglesi chiamano "balls"; inoltre sono ben pochi gli articoli a dimensione di colui che con la canna in mano va a passare qualche ora in porto o sulla scogliera.

Idem dicasi di PESCARE MARE che è la brutta copia di PESCA IN MARE.

L' ultima nata in fatto di riviste di pesca è IL PESCATORE DI ACQUA DOLCE che è stata abbastanza interessante fino ad un certo punto; poi si è dispersa in articoli sul "mort maniè" che non so a quanti possa fregare e su un tipo di legering per me fuori da ogni logica, perchè il pescatore comune non si mette certo a pescare in quei modi che con tanta enfasi l' abituale autore di quegli articoli descrive. Purtroppo questi deve vivere di là ed è pagato per riempire le pagine anche con qualcosa che non siano le solite foto.

La prima rivista PESCARE che in maniera accessibile si rivolgeva al pescatore qualunque, si è dispersa anch' essa in articoli su quel maledetto siluro e sul carp fishing (che io pratico ogni tanto, mi piace, ma non mi piace farlo così come ne parlano sulle riviste).

Ma la cosa più antipatica è che in tutte queste riviste si sprecano tante pagine sugli articoli di pesca all' estero, come se tutti potessero andarci. Io ci potrei pure, ma per principio non ci vado. Tengo a precisare che di questi articoli non ne ho mai letto manco uno, perchè non mi interessano minimamente; oltre tutto mi fa venire i nervi vedere sempre le stesse persone che vanno a divertirsi non certo a spese loro e che comunque da queste "imprese" ci vivono incantando ed illudendo i polli che li leggono.

Sono giunto quindi, dopo 31 anni che le compro, alla conclusione che

NON COMPRERO' PIU' RIVISTE DI PESCA

* Testo di Franco Stanzione.

* Le foto delle riviste sono tratte dal web.

venerdì 23 novembre 2007

I persici del Locone - 8 ottobre 2005

Quando si parla di pesca ai persici reali, si pensa quasi sempre alle acque dell' Italia settentrionale, mai immaginando che questi pesci siano presenti anche al sud. Ed effettivamente non è che le acque del meridione d' Italia siano tra le più popolate da questo pesce, che regala belle soddisfazioni nel pescarlo ed ancor maggiori nel gustarlo a tavola: la diga del Locone, nell' agro di Minervino Murge, in provincia di Bari, è uno di quei posti del sud in cui è però presente in buon numero.



La diga prende il nome dal torrente Locone, uno dei più importanti affluenti di sinistra dell' Ofanto, arginato per creare un invaso d' acqua per l' irrigazione che ha ricoperto una valle allagando strade e case, ancora oggi riconoscibili dai tetti e comignoli più alti che affiorano al centro dell' invaso nei periodi di maggior carenza idrica. Per gli amanti dei dati c'è da dire che la diga è stata ultimata nel 1986, si trova a 186 metri sul livello del mare, ha una superficie di 6,3 chilometri quadrati ed una capacità massima di 131 milioni di metri cubici di acqua. Questo nuovo microclima ha creato l' habitat ideale per aironi, svassi, falchi e diversi uccelli acquatici.


L' ambiente acquatico si è invece mostrato ideale per la vita di diverse specie ittiche quali la carpa, il cavedano, il carassio, la scardola, l' alborella, l' anguilla, il persico sole, il persico trota ed il persico reale, oggetto appunto di questo insolito itinerario nella Murgia Barese, al confine con la Basilicata. Ultimamente alle specie menzionate si è aggiunto l' infestante pesce gatto (Ictalurus Plebeius), che per fortuna non ha ancora colonizzato massicciamente tutto l' invaso.
Tutte le altre specie sono presenti in gran numero di esemplari, anche di grossa taglia, ma negli ultimi due anni un vero "boom demografico" si è registrato proprio a carico del persico reale. Tralasciando quindi tutte le altre tecniche tendenti alla cattura delle altre specie, concentriamoci su quest' ultimo. Non voglio descrivere questo itinerario alla solita maniera, ma mi fa piacere proporlo attraverso il racconto di una delle mie uscite bisettimanali su questo splendido lago, ed esattamente quella di sabato 8 ottobre 2005.
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Sveglia alle 4,00 (se non arrivo sull' acqua all' alba è come se non andassi a pescare): meta il Locone dal quale ero reduce il giorno prima, dopo aver fatto una bella pescata di carpe, scardole e qualche carassio taglia maxi, all' inglese; ma questa volta decido di andare solo a persici. C' è solo da decidere se pescare a spinning o a legering. Come spesso accade, la sera prima bel tempo, al risveglio pioggia a dirotto che comunque non scoraggia un malato di pesca come il sottoscritto.
Lungo i 65 chilometri che separano la mia Molfetta dalla meta agognata, sempre la stessa solfa: acqua a catinelle. Appena entro nell' abitato di Minervino Murge, ancora al buio, la pioggia cessa d' incanto e le prime luci fanno intravedere il sereno. Si vede appena, ma abbastanza da notare che l' acqua è un po' torbida, per cui abbandono l' idea di pescare a spinning e propendo decisamente per il legering, anche perchè noto, di fronte alla stradina che finisce in acqua, dove ho parcheggiato l' auto, alcuni alberi e cespugli emergenti che mi fanno pensare all' habitat ideale per il persico reale.
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Allestisco la postazione armando due canne.
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La montatura predisposta è molto semplice: collego, tramite una girella del 12, uno spezzone di un metro di monofilo Dragon di Tubertini nel diametro 0,14 ad un fio nel mulinello dello 0,20 di una marca non nota, ma abbastanza resistente, acquistato presso il Pescasport Doriana di Ostellato in occasione della prima prova degli Italiani di quest' anno. L' amo è un 12 della serie 15 di Tubertini, innescato con sei bigattini.
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C' è vento e, considerata anche la distanza di una cinquantina di metri dagli ostacoli sommersi, a ridosso dei quali ho deciso di lanciare, propendo per una piombatura da 30 grammi che aggancio ad un tubicino, scorrevole sul filo del mulinello, munito di girella con moschettone. Primo lancio... attesa di qualche minuto... nulla. Secondo lancio con l' altra canna... attesa di qualche altro minuto... nulla ancora. Comincio a pensare che la giornata non sia delle più adatte, abituato come sono, pescando all' inglese o a roubasienne, a trovare già i pesci sotto il galleggiante al primo tentativo.
Sono ormai le 8,30 e da dietro la collina fanno capolino i primi raggi del sole; i timori del ritorno della pioggia sono ormai dissolti. All' improvviso il cimino di una canna comincia a vibrare... capisco subito che è lui, un persico. Ferrata seguita da veloce e costante recupero per impedire al pesce di finire nei cespugli sommersi che tappezzano quel tratto di lago... ed il primo persico finisce a terra tra le mie mani.
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Non faccio nemmeno in tempo a slamarlo che il cimino dell' altra canna ancora in pesca si anima all' improvviso.
Getto il persico per terra e ferro... altro esemplare, dopo altro veloce recupero, che finisce all' asciutto. Insomma la storia va avanti per oltre due ore; parecchi pesci, nonostante le mie attenzioni, puntano durante il recupero sui tanti ostacoli sommersi, causandone la perdita ed ogni volta il rifacimento di tutta la montatura, ma un numero soddisfacente di persici finisce nella nassa. Alle 11,00 l' ultima cattura, poi più nulla fino alle 12,30. Decido di smettere e, poichè inusualmente ho con me la mia fotocamera digitale, mi concedo il piacere di una foto rituale con i pesci catturati.


Concludo la mia giornata di pesca con molta soddisfazione, soprattutto perchè inaspettatamente una annunciata andata a vuoto, a causa della pioggia, si è trasformata in una bella e pescosa giornata.


Dopo aver smontato tutto, rimango per qualche secondo ancora ad ammirare il mio policromo bottino ancora nel retino del guadino, prima di trasferirlo nella busta di plastica del supermercato di fronte a casa mia, anticamera del freezer domestico.
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Entro in casa con l'entusiasmo alle stelle, pensando alla meraviglia dei miei figli abituati a sentirmi dire che ho rilasciato tutto il pesce pescato; l' entusiasmo viene subito spento dal menefreghismo della moglie che, dalla cucina, dice come al solito "a papà interessa solo andare a pescare, a pescare e a pescare".

Ma anche questo fa parte ormai del copione di tutte le mie andate a pesca. Non mi rimane allora che aspettare il prossimo venerdì, già preso da quella nostalgia di pescare che mi prende da ormai 37 anni, ogni volta che rientro a casa dalla pesca.

Ma intanto il giorno dopo ...



... così sono diventati i persici del Locone, sulla tavola di casa mia, dopo essere stati affidati alle "cure" di mia moglie ... che però se li è mangiati anche lei.

* Il testo e le foto sono di Franco Stanzione.

Basentello a canna fissa con Anatoli Venerdì 7 luglio 2006

Questa volta voglio proporvi un altro itinerario di pesca nei dintorni della mia “siticulosa Apulia”, come la definiva il poeta latino Orazio, nativo tra l’ altro di Venosa, cittadina lucana poco distante dalla località in oggetto. Si tratta della diga del Basentello che, realizzata nel 1974, ha consentito il formarsi di un interessante invaso, ai fini della pesca sportiva, a forma di V e dalla capacità massima di 28 milioni di metri cubici di acqua, incastrato al confine tra Puglia e Basilicata e ricadente nei comuni di Gravina e Genzano, tanto è vero che a metà del manufatto della diga c’è il limite di provincia tra Bari e Potenza.




Questo invaso è adibito ad uso irriguo, potabile e di regimazione dei corsi d’ acqua della zona. Dal punto di vista paesaggistico non è che sia il non plus ultra, in quanto è circondato da basse colline molto brulle che, essendo coltivate esclusivamente a grano e foraggio, tranne che durante la primavera, si presentano per il resto dell’ anno con una uniforme colorazione delle diverse tonalità del marrone. A tale monotonia ambientale fanno da contrasto invece la vivacità e la quantità di pesce che in esso si può pescare fino ad autunno inoltrato, con tutte le tecniche. Infatti le specie presenti sono anguille, qui chiamate capitoni quando di grosse dimensioni, che a volte abboccano anche in pieno giorno, carpe, carassi e scardole a volontà, alborelle, persici sole, persici reali, persici trota e, udite udite, anche le breme. Infatti alcuni anni fa, a seguito di un by pass di acqua tra la diga di San Giuliano e la diga del Basentello, dalla prima sono state trasportate anche alcune breme, che in poco tempo si sono ben riprodotte, anche se fino ad ora non mi è mai capitato di prenderne oltre i duecento grammi.
Totalmente scomparso è il cavedano, a seguito di una grande siccità e conseguente ecatombe di pesci sulle rive, avvenuta intorno ai primi anni ottanta, di cui un giorno sono stato impotentemente spettatore; eppure prima di allora ho fatto a spinning vere e proprie stragi di cavedani, negli anni in cui muovevo dal mare i miei primi passi verso la pesca in acqua dolce. Ma la “Musa ispiratrice” di questo itinerario - racconto è invece la bellissima esperienza che ho fatto la mattina del 7 luglio 2006 con mio figlio Anatoli (il vero Tuolic), un vero e proprio personaggio per chi lo conosce.
Infatti Anatoli, che a novembre compirà 11 anni, mi si era davvero messo addosso da diverso tempo, con la richiesta di venire a pescare col papà, il quale ha abitudini piscatorie totalmente contrarie a quelle che possono essere le necessità di un bambino, in primis essere sul posto di pesca alle prime luci.Il fatto: sera del 6 luglio e decisione che questa volta me lo porto insieme al lago del Basentello, con sveglia però alle ore 4. Controproposta di Anatoli: sveglia alle ore 3,45. Proposta accolta. Ore 3,45 …. Sveglia!!! Nel silenzio della notte, mentre sono in bagno, Anatoli, facendosi sentire dalla mamma, inizia a prendersi la sua buona dose quotidiana di TV accendendo a mia insaputa il televisore. Iniziativa subito stroncata. Usciamo di casa, carichiamo la macchina al locale dove ho tutte le mie attrezzature da pesca e, dopo aver fatto colazione presso un bar di fronte al porto di Molfetta, si va alla volta del Basentello.
In una quarantina di minuti di guida veloce, siamo sull’ acqua. Eccitazione di Anatoli ai massimi livelli. Ho optato per la sponda ricadente nel territorio Lucano, dal momento che ho pagato per tutto il mese di luglio l’ assurdo balzello mensile di 50 euro per i pescatori non residenti in Basilicata, e quindi voglio sfruttarlo, ed anche perché quest’ anno l’ acqua è al livello massimo, per cui nei pressi del manufatto c’è già una buona profondità a pochi metri da riva.
Vista la presenza di un bambino, decido di pescare a canna fissa, essendomi portato il mio borsone preferito in cui ho due serie complete dalla 5 alla 9 metri, delle DAIWA TD – ZW.

Preparata la pastura (un chilo di Carpa Mix ed un chilo di Carassio Match della Trabucco) e montata la mia postazione ...

... sistemo mio figlio accanto a me, su un seggiolino di legno, io con una 9 metri e lui con una 6;

... entrambi utilizzeremo galleggiante da 1,5 grammi e lenza costituita da 5 pallini del 6 ed una torpilla da 1 grammo, madre del 0,16 e terminale da 25 cm. del 0,14 con amo 12 serie 21 di Tubertini.


Anatoli, tranne che una volta in un allevamento di trote di Moliterno, non ha mai pescato, per cui devo all’ inizio insegnargli ad innescare e a distendere la lenza, cosa che fa propria dopo un paio di tentativi.Insomma, al primo lancio prende un piccolo persico sole, poi ingrana e prende scardolette e bremette con una certa continuità.

Io pesco ma intanto lo guardo e, quasi dimenticando che sono andato lì per pescare pure io, mi fermo in contemplazione di questa specie di fenomeno: pesca da solo, senza alcun aiuto da parte mia, salvo che passarmi ogni tanto un pesce da mettere in nassa. Incredibile: è la prima volta e sa già pescare.



Il personaggio che è in lui si risveglia e mi fa: “papà, mi sono rotto le “p … e” di stare su questo seggiolino di “m ... a”, fammi venire al posto tuo”. Mai a nessuno avrei ceduto quel posto, ma considerando da chi viene tale richiesta…. Insomma Anatoli monta sul mio panchetto.


Sembra ancora più piccolo lì sopra ...


... ma intanto comincia a macinare pesci su pesci, con una naturalezza ed una precisione dei movimenti, da dare l’ impressione che peschi da anni, invece è la prima volta. Io pesco in piedi a circa dieci metri da lui, che intanto innesca i bigattini ...


... e pastura da solo ...



... prende con facilità il pesce in mano ...



... lo slama ...

... e lo mette in nassa….. una cosa indescrivibile.
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Chi legge può pensare che le mie siano le parole di un papà pescatore orgoglioso del proprio figlio, ma prego di credere che è la verità, anche se io stesso, prima, non ci avrei mai creduto.
Intanto inizia a piovere e ci rifugiamo in macchina alle 9,30 e Anatoli sfodera a sorpresa dal suo zainetto il Game Boy, disperazione di sua madre.
Appena la pioggia accenna a diminuire, senza però promettere nulla di buono, smonto l’ attrezzatura e peso i pesci: un totale di 3,6 chili tra carassietti, scardolette e piccole breme in meno di quattro ore, e quasi tutti presi da Anatoli, giacchè il papà ha pescato pochissimo e male, perché impegnato a fare le foto occorrenti alla realizzazione di questo servizio.





E’ la prima volta che ritorno a casa dalla pesca, non scontento per aver pescato poco, ma felicissimo per aver scoperto nel mio Anatoli un potenziale futuro di grande pescatore: spero solo che in seguito non anteponga la pesca allo studio, come invece ha sempre fatto il suo papà.

* Testo e foto di Franco Stanzione.
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