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Chi leggerà del mio modo di intendere la Pesca, di come la pratico o anche delle mie "follie", se condividerà ed avrà il piacere di ritornare a farmi visita mi onorerà; chi non condividerà ed avrà obiezioni nel merito e deciderà di non rivedere mai più il mio blog ... mi farà un piacere.

Franco Stanzione

Se vuoi conoscere la mia opinione sulla pesca, leggi la

- - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - - - INTERVISTA CON L' ASSASSINO

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - a cura di Elisabetta Pansini


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domenica 30 agosto 2009

30 agosto 2009 - Un Locone all' inglese da archiviare

Io sono uno che da molto credito ai detti e ai proverbi.
Si dice: "Il buon giorno si vede dal mattino" ed anche "Non sempre si può vincere" ... anzi questo lo diceva una vecchia canzone di quando ero ragazzino.
Ed infatti oggi si sono verificate entrambe le situazioni.
Arrivo al Locone col buio e mi rendo subito conto che la strada che mi porta sulla sponda del lago, opposta a Minervino Murge (dove vado sempre), è impraticabile per la fanghiglia creatasi a seguito di un imprevisto temporale notturno; la macchina pulita giorni or sono è ora tutta infangata.
Faccio dietro front e vado più o meno dove sono stato a spinning due sere fa.
Monto la postazione da pesca all' inglese e, mentre mi appresto a farmi una foto con l' autoscatto, scivolo sulla fanghiglia della riva ruzzolando all' indietro e prendendo una bella ... si fa per dire ... botta alla spalla.
Nella foto sottostante mi si vede nella prima fase della caduta ... sempre alla faccia di qualche imbecille che mi ha spesso nei suoi pensieri ...
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Andiamo avanti, che è meglio ...
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Dopo un paio d' ore in attesa di una mangiata che non arrivava mai, ecco il primo carassione, seguito da una piccola sfilza di scardole ...
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... e da una carpetta ... poi stop.
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Frattanto un pescatore di Palazzo San Gervasio (PZ) mi chiedeva cortesemente di ritrarlo col cavedano da lui catturato a canna fissa ...
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Così è andata la giornata; la pescata più scarsa della stagione, sino ad ora ... non comunque un cappotto ... questo tipo di indumenti lo lasciamo ai teorici della pesca di plastica.
Ho pescato intanto con una cannina leggera della Colmic, che quanto meno mi ha fatto divertire per la sua sensibilità: la Artax Activa da 4 metri, con cimino riportato ... un gioiellino che bisogna saper usare, visto che si usa con galleggianti non superiori a 5 o 6 grammi e che bisogna anche sapere come ferrare, pena ogni volta un colpo a vuoto ... lo garantisco.
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Non ho nemmeno pesato i pesci; saranno stati una quindicina per non più di un paio di chili.
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... Ma intanto io a pesca ci sono andato, ancora una volta, in barba a chi la pesca la pratica solo attraverso internet, mediante la espressione di concetti altamente filosofici quali il C & R o la opportunità di distendere le carpe sui tappetini ...
E dire poi che ci sono anche taluni che con un pescato esiguo come il mio di oggi, ci fanno pure gli articoli sulle riviste ... mamma mia come stanno riducendo l' immagine della pesca !!!
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

venerdì 28 agosto 2009

28 agosto 2009 - Locone pomeridiano a spinning

Venerdì ... giorno per me consacrato assolutamente alla pesca ma ...
Il "ma ..." è costituito dal fatto che ho rischiato di non andare a pescare oggi, perchè nei due giorni precedenti, e fino a ieri sera, ero con 38° di febbre a causa di una cavolo di forma virale che mi ha colpito, sicuramente contratta da alcuni bambini che qualche mamma ha voluto che vedessi per dei loro problemi ... incidenti del mestiere, quando si lavora in una farmacia ...
Ad ogni buon conto, logicamente, stamattina non ho messo la solita sveglia alle 4,00 perchè alle 8,00 dovevo controllare la temperatura che era, grazie a Dio, tornata normale.
Esco a far la spesa (il venerdì non lavoro mai), faccio tutto ciò che dovevo fare, pranzo, riposino a letto dalle 14,30 alle 15,30 e ... e cosa? ... tutta una volata al Locone.
Poichè mi sentivo un po' di debolezza e non mi andava di fare pasture, montare e smontare postazioni con panchetti ormai per me piuttosto pesanti, da che ho smesso di fare gare, quale tecnica migliore dello spinning potevo mettere oggi pomeriggio in pratica?
Pratica, pulita, leggera ... avrei potuto pescare fino al buio senza preoccuparmi di togliere anche la nassa ... che altro c' era di meglio?
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E spinning è stato.
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Ecco ridotta all' osso la mia attrezzatura.
Non pescavo a spinning da un paio di anni, sempre preso dalla voglia di fare mattanze pescando al colpo (fatti, non teorie ... lo ho dimostrato ampiamente fino ad ora), ma stasera un ritorno al mio celato passato di spinningofilo per anni mi ci voleva proprio.
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Primo lancio ... un pesce che finora a spinning non avevo mai pescato: una scardola.
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Ne sono seguite parecchie altre, poi un cavedano (calura a dir poco micidiale e sole da spaccare le pietre, tanto è vero che ho messo il cappello, che non uso mai).
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Ancora tante, ma davvero tante scardole, che non ho documentato perchè non fa onore pescare a spinning delle scardole, atteso che io ci sono andato mirando ai persici reali.
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Cambio di posto ...
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... ancora cambio di posto ...
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... e finalmente il persicotto è arrivato.
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Non era ancora il tramonto, quando mi è venuto un dolore alla spalla (non sono più abituato a pescare in piedi) ed ho smesso; ma ho smesso con una soddisfazione interiore maggiore che le altre volte.
Uno ... perchè ho fatto risultato con una tecnica che non mettevo in atto da moltissimo tempo.
Due ... perchè comunque, in nemmeno tre ore, sulle quattro varietà di pesci del Locone, pescabili a spinning (è mancato il persico trota), ne ho prese tre.
Domani lavoro tutto il giorno perchè c' è ancora sto' benedetto turno estivo, ma domenica conto di parlare inglese; dove? ... ma naturalmente "on Locon lake" ... no?
(Ovviamente nella speranza di non imbattermi nella insulsa e chiassosa comitiva molfettese che, grazie ad un imbecille, ha ormai rotto anche la quiete del Locone ... al peggio, anche nelle cose belle, non c' è mai uno stop).
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

lunedì 24 agosto 2009

La mia opinione su ...

I PESCI ALLOCTONI: IL PIRANHA
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E' facile intuire cosa io possa pensare della illegittima introduzione di pesci alloctoni nelle nostre acque.
Al riguardo mi sono già esaurientemente espresso, e lo farò in seguito, sullo schifosissimo pesce siluro (Silurus Glanis) che dal Po ha praticamente invaso quasi tutte le acque italiche di una certa importanza , ma mai avrei pensato di dover prima o poi annoverare nella fauna alloctona che affligge la nostra nazione addirittura il PIRANHA.
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I piranha (nella grafia portoghese, oppure piraña secondo la grafia spagnola) sono un gruppo di pesci carnivori d'acqua dolce che vivono in fiumi e lagune del Sudamerica. Appartengono a cinque generi della sottofamiglia dei Serrasalminae (che include anche pesci erbivori quale il pacu e il Metynnis argenteus). Normalmente sono lunghi dai 15 ai 25 cm, anche se sono stati scoperti esemplari che raggiungevano i 40 cm di lunghezza. Sono celebri per i loro denti affilati, capaci di tranciare un amo, e un appetito vorace per la carne.
I piranha si trovano di norma nel
Rio delle Amazzoni e nei fiumi della Guyana e del Paraguay. Tuttavia sono diffusi anche in tutti i sistemi lacustri dal bacino amazzonico, dell'Orinoco e del Rio della Plata.
Il piranha non è un pesce di grossa taglia, difficilmente supera il mezzo metro, se non nelle specie più grandi. Vive abitualmente in vasti banchi che possono contare anche alcune migliaia di individui.
L'aspetto del piranha è complessivamente simile a quello di un qualunque pesce di fiume. Il corpo è molto alto e marcatamente compresso lateralmente; lungo tutto il dorso scorre una cresta che si congiunge alla prima
pinna dorsale, mentre la seconda è in genere piccola e atrofica. Le squame sono piccole, il colore varia a seconda della specie, dal verde opaco con sfumature rossicce al nero, fino a toni argentati. Rapido, a dispetto della costituzione apparentemente tozza, ha muscoli potenti e può spostarsi molto velocemente.
La caratteristica più distintiva della specie è senza dubbio la bocca, simile ad una tagliola.
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La mascella inferiore, molto pronunciata, è armata con una fila di grandi denti triangolari, molto affilati, i cui margini coincidono perfettamente con quelli dei denti nella mascella superiore, più piccoli ma ugualmente affilati. Questa struttura, assieme ai potenti muscoli delle mascelle, rende la bocca del piranha uno strumento oltremodo efficiente, in grado di tranciare di netto e con un solo morso un boccone di carne dalla preda.
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Orbene, dopo questa accurata descrizione del nostro "pesciolino", ecco la incredibile notizia apparsa su la
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del 23/08/2009 - Provincia-Emilia
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I pesci piranha nel fiume Po? Quella che fino a poco tempo fa poteva sembrare una leggenda che, col passare del tempo, ha acquisito credibilità dopo diversi avvistamenti, pare trovare la sua clamorosa conferma proprio nelle acque del nostro territorio. Nel Grande fiume, nell’area compresa fra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo, proprio in questi giorni ne sarebbe stato pescato uno di grosse dimensioni. A prenderlo è stato Mauro Bonazzi, un espertissimo pescatore di Guastalla che, del Po, conosce ogni angolo e maneggia con straordinaria esperienza la canna da pesca. Proprio pochi giorni fa Bonazzi ha scelto le acque del Po fra il Parmense ed il Cremonese con l’intento di trascorrere una normalissima giornata dedicata alla sua grande passione per la pesca. Pensava di prendere qualche cefalo, qualche carpa o, perché no, anche qualche siluro.
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Ed invece ha tirato a riva un pesce mai visto prima nelle acque del fiume. Il suo occhio di pescatore abilissimo ed esperto lo ha portato a sospettare immediatamente di un possibile pesce piranha. Fra l’altro alcuni esemplari di questa varietà ittica esotica, e tutt'altro che mediterranea, sarebbero stati avvistati, di recente, nelle acque del Po reggiane. Bonazzi, vista anche la vicinanza, si è recato a Motta Baluffi (Cremona), all’Acquario del Po per chiedere la consulenza del direttore della struttura rivierasca Vitaliano Daolio, esperta guida di pesca professionale. Daolio, dopo un accurato esame non ha praticamente avito alcuna esitazione nel «battezzare» il pesce. Quello in questione, con estrema probabilità, è un piranha della varietà Piranha Pygocentrus Nattereri, conosciuto comunemente come Piranha (Piraña) rosso, con gli esemplari adulti che raggiungono anche dimensioni di 30 centimetri. Si tratta di un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia Characidae, ben diffuso in Sudamerica, nei bacini del Rio delle Amazzoni, dei fiumi Paraguay e Paraná bacino fluviale e del fiume Essequibo. E’ inoltre particolarmente diffuso anche nella zona paludosa del Pantanal, in Mato Grosso. Mato Grosso, appunto, e Paranà: ma qui siamo sul Po, nel cuore della Valle Padana.
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Certamente chi si è disfatto dell' innocente pesciolino è un acquariofilo che non poteva più tenerlo nel suo acquario.
Inoltre, a fronte di una trentina di centimetri al massimo che può misurare il piranha nel suo habitat naturale, direi che nel Po l' esemplare pescato si era adattato abbastanza bene, segno che se si dovesse rilasciare in quel fiume una bella coppietta molto prolifica, tra un po' sarebbero tempi molto duri anche per gli stramaledetti siluri.
Non si può fare altro che una considerazione: dove andremo a finire con questi imbecilli?
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* Testo e foto del pescatore sono tratti da "La Gazzetta di Parma".
* Il commento è di Franco Stanzione.
* Le notizie sui piranha e le altre foto sono tratte dal web.

venerdì 21 agosto 2009

21 agosto 2009 - Reportino dall' Ofanto

Questa mattina, causa lo stress degli ultimi giorni, non avevo molta voglia di macinare 160 km. di strada, tra andata e ritorno, per andare al Locone.
Sono rimasto nel raggio di 35 km. da Molfetta ... destinazione quindi l' Ofanto, al mio solito posto.
Alle ore 6,00 ero già in pesca.
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Alle ore 6,30 abbocca quella che credevo sarebbe stata la prima carpa di una lunga serie nella giornata.
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In effetti è stata solo la prima ed unica, perchè poi fino alle 9,00 non ho sentito più nulla; strano, è la prima volta della stagione che vado ad incappare in una giornata del genere.
Non sono superstizioso ... ma sarà stato mica il costante pensiero su di me, che un turpe e viscido essere di mia conoscenza ha sempre nel suo cervellino da "Puffo giulivo"?
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Poi verso le 9,30 un inaspettato carassio, ma intanto mi sono anche annoiato un po' ... io non sono molto portato per le pesche di attesa, per cui ho deciso di smontare tutto e andare a casa..
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Intanto dovrò aspettare un' altra settimana per andare a pescare, a causa del turno della farmacia, ma intanto quasi sicuramente venerdì prossimo andrò a spinning sulla parte alta dell' Ofanto, tra Campania e Basilicata ... almeno ci spero ...
Comunque c' è sempre da dire che intanto "cappotto" non ho fatto e che, a fronte dei pochi fatti di oggi, ci sono comunque poche quanto nulle teorie ... o no?
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

domenica 16 agosto 2009

Le mie prime canne - 1^ parte

Questa mattina non ce l' ho fatta ad alzarmi da letto quando è suonata la sveglia (dovevo andare a pescare all' Ofanto).
Mi sono alzato alle 7,30 ma ormai avevo perso il momento magico per la pesca che non può che essere l' alba: sono 41 anni ormai che vado a pesca solo ed esclusivamente alle prime luci del giorno.
Ho quindi ripensato, mentre nostalgicamente riflettevo sulla mancata pescata di oggi, alle mie prime attrezzature, che conservo ancora come cimeli: una cannetta fissa ed una da spinning.
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1) La mia prima canna fissa
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Questa è in assoluto la mia prima canna, di bambou in tre pezzi, per un totale di tre metri.
La acquistai per mi pare trecento lire nel 1969 da un negozietto di Largo Sant' Angelo, a Molfetta, che si chiamava "Caccia, Pesca e Sport".
Il negozio era di un vecchietto che di caccia e pesca non ci capiva niente, però allora era l' unico negozio anche di caccia che c' era a Molfetta; una volta morto il vecchietto il negozio è stato chiuso e di caccia a Molfetta non se ne è parlato più.
Purtroppo Molfetta non è città di cacciatori e questo mi dispiace molto perchè anche io, se avessi avuto degli esempi da seguire nel campo della caccia, sicuramente a quest' ora il porto d' armi e la licenza ce li avrei.
Dire quanti pesci e di che stazza ha pescato questa canna, ai poveri pescatori di plastica odierni sembrerebbe una eresia.
Chi invece in passato ha vissuto la pesca così come la ho vissuta io, può rendersi facilmente conto che quanto dico corrisponde a verità.
In posti dove ora sarebbe impensabile anche pescare, quella cannetta ha preso salpe e cefali che metterebbero in crisi anche le blasonate canne al carbonio di oggi.
Devo però anche prendere coscienza del fatto che ormai oggi, abituato a ben altro, anche io con quella canna non saprei più pescare ... per prendere che cosa poi? ... questo è il punto.
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2) La mia prima canna da spinning
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Questa canna risale al 1977, a quando cioè ho fatto la mia prima licenza di pesca in acque interne, avendo dal 1969 ad allora pescato solo al mare.
Logicamente non avendo ancora la patente, chi doveva portarmi al lago o al fiume?
Dopo infatti le prime e fruttuose esperienze in acqua dolce, mi innamorai dello spinning, ma c' era un problema: purtroppo canne da spinning dalle mie parti non se ne vendevano, perchè allora nemmeno si sapeva a Molfetta cosa fosse la pesca con gli artificiali.
Anzi quando dicevo in giro che pescavo nel fiume Ofanto, mi chiedevano meravigliati: "perchè nell' Ofanto ci sono i pesci?"
Fu allora che elaborai un progettino per una canna da 2,10 metri, sulla base di quanto indicato negli articoli a cura di Giandomenico Bocchi su "Pescare" (... tutt' altra cosa rispetto alla rivista di oggi ...) e lo sottoposi al mio carissimo amico Mimì Lorusso, grandissimo pescatore e costruttore di canne da pesca artigianali in Bisceglie, a 10 chilometri da Molfetta; ora Mimì è ultraottantenne e, ormai vedovo, vive a Milano presso una figlia.
Di lui parlerò in seguito.
Mimì si mise all' opera e confezionò la canna che si vede in foto, con fusti della "Lerc" (francese) e manico in sughero, come piace a me.
Anche con questa canna ho fatto pescate memorabili dal 1977 al 1981 (anno in cui partii per il militare a Cremona e tra lì e la vicina Milano ebbi modo di scoprire tutte le novità nel mercato della pesca, non solo a spinning).
C' erano giorni e giorni di seguito (allora andavo a pescare ogni giorno) in cui prendevo dai 100 ai 150 cavedani nell' Ofanto, tra Margherita di Savoia e Barletta (ora lì di cavedani non c' è più nemmeno l' ombra, e non certo per colpa mia, giusto per spegnere la cretina ironia di qualche eventuale lettore sostenitore del sacro dogma del C & R a tutti i costi).
I pesci li portavo tutti a casa e li distribuivo ad amici e conoscenti dei miei nonni materni, alla casa dei quali facevo capo ogni volta che ritornavo dalla pesca.
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Ricordi di un' epoca che non tornerà mai più; davvero posso dire di aver fatto appena in tempo a vedere cosa potevano offrire allora il mare e le nostre acque interne a chi andava a pescare.
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P.S. : Cliccare sulle foto per vedere i particolari delle canne.
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Testo e foto di Franco Stanzione.

venerdì 14 agosto 2009

14 agosto 2009 - Vigilia di ferragosto al Locone ... con imprevisto

Come da titolo, questa mattina sono stato al Locone; canna fissa la tecnica prescelta ... e solito posto.
Di diverso c' era che il livello dell' acqua comincia a calare, anche se è ancora ai massimi livelli primaverili (eppure siamo a ferragosto).
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Solite prede, un po' più piccole delle altre volte, ma in numero superiore.
Praticamente un pesce ad ogni lancio.
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Numerosi i carassi, di cui ho notato una buona riproduzione, e le carpette ...
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... scardole ...
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... qualche carpetta a specchio ...
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... e, gradita visita, anche un persico reale. Quest'anno i persici reali sono un po' latitanti rispetto al passato.
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Verso le 11,30 decido di smettere.
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Oggi i pesci pescati sono stati 115, per un totale di 14 chili.
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Nel titolo del report ho parlato di imprevisto; cosa è successo?
E' successo che, come un cretino, ho lasciato per circa sei ore il quadro comandi dell' auto acceso, con l' aria condizionata in funzione, e che nel rimettere in moto la batteria era completamente fuori uso.
Attorno a me non c' era nessuno (c' erano in giro solo 35° di temperatura); al cellulare non c' era campo e non potevo avvisare nessuno.
In un momento che il campo c' è stato, ho telefonato al 113, ma chi ha risposto mi ha detto che non era competenza della Polizia venire in soccorso (povera Italia e poveri cittadini italiani ... fossi stato un extracomunitario si sarebbero mobilitati) ... ero disperato.
Per fortuna ho intravisto distante mezzo chilometro un accampamento di pescatori che erano lì da una settimana e che stavano smontando le tende per andare via.
Li ho raggiunti e, appena sistemate le loro cose, son venuti presso la mia auto, hanno fatto il "ponte" tra la loro batteria e la mia ed il motore si è riavviato.
Un grande ringraziamento quindi a Bruno, Giuseppe e Rocco, pescatori provenienti da Lioni (AV).
Oggi, 14 agosto, se non avessi trovato loro, sarei ancora lì, al Locone !!!
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

domenica 9 agosto 2009

9 agosto 2009 - Sul Basentello a pesca di minutaglia

Ieri ho ripreso a lavorare con il turno di sabato in farmacia; per fortuna si è lavorato molto (devo rifarmi di un mese di mancati guadagni ... e sto pagando le tasse ...).
Non vedevo l' ora di andare a pescare oggi, però essendo un po' stanco non me la sentivo di andare al Locone (dove vado io si allunga di parecchio la strada, ma in compenso non viene gente a rompere le scatole).
Pertanto ho deciso di andare al Basentello dove già sapevo che certamente non avrei preso pesci della pezzatura di quelli del Locone, ma solo minutaglia (chissà perchè quest' anno i carassi si prendono sempre di misura "small" ... vuol dire che in compenso si sono riprodotti).
Le carpe poi sembrano sparite ...
Naturalmente sono stato sulla sponda della Basilicata, vicino la diga, per evitare la presenza dei pescatori pugliesi (quasi tutti senza licenza), avendo io il permesso di pesca per i non residenti.
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Ho pescato a canna fissa con la Daiwa Tournament a 9 metri ... e come volevasi dimostrare si sono presi a ripetizione solo esemplari di piccola taglia quali ...
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... carassietti ...
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... persichetti, naturalmente rilasciati subito ...
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... bremette ...
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... scardolette ...
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... e tante alborelle.
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Qualche carassio di buona misura, comunque si è affacciato alla mia lenza.
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Visto che davanti a me era tutto un tappeto di minutaglia, ho deciso di passare dalla 9 alla 5 metri.
Ho pescato quindi con la Daiwa TD ZW da 5 metri.
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Il ritmo è diventato frenetico, tanto è vero che sono stato tentato di accorciare la canna a 3 metri e di farmi la montatura da alborelle, ma ultimamente mi sono così impigrito che ci ho rinunciato; eppure di pescetti ne avrei presi ancora di più.
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Il caldo intanto si è fatto insopportabile e ho quindi deciso di fare ritorno a casa.
Pvviamente ho pesato il pescato, come sempre: la bilancia ha segnato 7,8 chili per un totale di 230 catture.
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I maestri della pesca di plastica che imperversano per il web riescono a prenderne tanti, anche se piccoli? ... non penso ...
Ad ogni buon conto mi sono divertito, perchè non facevo questa pesca da molto tempo e sto già progettando, per la prossima volta che vado al Basentello, di pescare con la famosa "lanzettiera", come sul lago di Como (ma ora penso di cominciare a parlare arabo, per i pescatori di plastica che dovessero leggere questo report).
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* Testo e foto di Franco Stanzione.