- - - - - L'invidia del cretino per l'uomo brillante trova sempre qualche consolazione nell'idea che l'uomo brillante farà una brutta fine. (Max Beerbohm, 1911)

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Chi leggerà del mio modo di intendere la Pesca, di come la pratico o anche delle mie "follie", se condividerà ed avrà il piacere di ritornare a farmi visita mi onorerà; chi non condividerà ed avrà obiezioni nel merito e deciderà di non rivedere mai più il mio blog ... mi farà un piacere.

Franco Stanzione

Se vuoi conoscere la mia opinione sulla pesca, leggi la

- - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - - - INTERVISTA CON L' ASSASSINO

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - a cura di Elisabetta Pansini


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martedì 24 febbraio 2009

La mia opinione su ...

I VIAGGI DI PESCA ALL' ESTERO
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Nel panorama delle aberrazioni del moderno concetto di pesca sportiva, pubblicizzati a tutto spiano ed in maniera ossessiva da tutte le riviste del settore, ci sono i cosiddetti "viaggi di pesca all' estero".
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Uno dei motivi per i quali non acquisto più tali riviste è proprio quello che esse dedicano moltissimo spazio a questi viaggi che, in fin dei conti, solo una piccolissima percentuale di lettori può permettersi.
Invito tutti quelli che leggeranno questa mia opinione a fare una considerazione ...
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Chi è il lettore tipo di una rivista di pesca?
Il ricco pescatore che magari pratica la pesca a mosca?
Quello che va a farsi i week ands in albergo per poche ore di pesca lontano da casa?
Il pescatore col lussuoso fuori strada?
Io dico che la stragrande maggioranza dei lettori è il pescatore comune, il ragazzo o l' operaio, l' impiegato o ... insomma il cittadino qualsiasi che non nuota certo nell' oro.
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Che fanno allora questi signori che vivono dalle riviste? Anzichè dare al lettore un prodotto alla sua portata, gli offrono articoli che parlano di cose che non potrà mai fare, in quanto costosissime, solo perchè loro ci lucrano dalla pubblicità.
Ciò non solo è inopportuno, ma significa anche che si creano illusioni fuorvianti di quello che è la realtà.
Con tanti bei posti che ci sono in Italia, a casa propria, dove per pescarci occorre solo la spesa di un mezzo chilo di bigattini, perchè si dovrebbe ad esempio andare in:
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AUSTRIA E SLOVENIA
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... e l' Austria e la Slovenia, che sono le più pubblicizzate come innanzi detto in maniera ossessiva, sono relativamente vicine ... ma quando si parla di
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LAPPONIA
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... beh ... le cose cambiano non poco.

Senza parlare di altre mete lontanissime e fuori dalla portata delle tasche del comune pescatore, quali le seguenti.
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MADAGASCAR
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... signori miei ... in Africa ...
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CUBA
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... qui siamo addirittura in America ... ma dulcis in fundo ... ci sta pure la
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MONGOLIA
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... e con questo ... abbiamo chiuso, come si dice dalle mie parti.
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Insomma, penso che chiunque abbia buon senso, non potrà non concordare sulla inutilità di andare a spendere tanti soldi per pescare quello che può benissimo pescare a casa sua e con modica spesa.

La pesca vera è quella senza pretese, quella che dopo aver finito ti da la soddisfazione di aver passato belle ore di svago spendendo nulla ... cosa che di questi tempi non guasta.
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Pertanto il mio invito è quello di EVITARE DI ANDARE A PESCARE ALL' ESTERO, perchè costoso ed inutile ... ci sono tanti barbi europei nel Po ... e ad Ostellato ci sono ancora breme da far paura ... allora? ...
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* Testo di Franco Stanzione.
* Foto tratte dal web.

sabato 21 febbraio 2009

Quando c' era il Lago Verde a Giovinazzo

Il lago Verde era ... dico era, anche se esiste ancora ma è chiuso al pubblico, un bellissimo specchio d' acqua appena salmastra, creato grazie ad una falda sottostante e ad un sistema di pompaggio, ad appena un chilometro dal mare.
Si trova in località Specchione ... ed infatti quando fu creato si chiamava "Lago Specchione" anche se, dopo una chiusura di circa tre anni, fu ribattezzato "Lago Verde".
Inizialmente fu ripopolato di spigole, orate e cefali, poi di trote, che ben si ambientavano a quell' ambiente leggermente salino.
Essendo vicino Molfetta, ad appena sei chilometri, ero diventato un abituè di quel posto, dove a volte incontravo anche altri amici del Pesca Club, come nelle foto sottanti scattate il 12 gennaio 1999, in cui mi si vede con il mio amico Cosimo Gadaleta.
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Fu chiuso per motivi che conosco appena, ma alla sua riapertura ripresi alla grande a frequentarlo, a volte anche con la famiglia, come nel sottostante reportage fotografico del 19 febbraio 2006.
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Il lago aveva anche alcune attrazioni per i figli dei pescatori, quali un pony e diversi animali ... grande passione della mia famiglia.
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E' qui che il mio Anatoli si divertiva durante le sue prime uscite a trota lago.
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Purtroppo il gestore del lago, di vedute ristrette come quasi tutti qui al sud, si permise di rispondermi, una volta che gli feci osservare che il lago era poco ripopolato, che il padrone era lui e che faceva ciò che voleva e che se ad uno gli conveniva era così, altrimenti poteva non venirci a pescare lì.
Subito accontentato ... non ci sono andato più ... ma intanto il lago ha chiuso dopo qualche mese ... ben gli sta!!!
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* Testo e foto di Franco Stanzione.

domenica 15 febbraio 2009

La mia opinione su ...

... ancora sulla pericolosità del "Silurus Glanis".
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Questa mattina stavo rivedendo alcune vecchie foto da me scattate sul Ponte Vecchio di Firenze nel lontanissimo 1985, quando ci sono stato con mia moglie, allora ancora fidanzata.
Il mio ricordo non poteva non andare ai grossissimi cavedani che, quando dal ponte gettavi nell' Arno delle briciole di pane, si avventavano su di esse con grande voracità; erano grossissimi e tantissimi.
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Tutto ciò è ormai solo uno sbiadito ricordo, in quanto in quel tratto dell' Arno pare che ci siano rimasti ormai solo gli schifosissimi siluri, che mi risulta abbiano trovato anche degli imbecilli che li proteggono ed inneggiano ad un loro aumento numerico (a scapito naturalmente della fauna autoctona) per dare libero sfogo alle loro voglie di emulare i pescatori da Big Game Atlantico.
Quindi ora non basta che sia il Po ad essere invaso da queste orde di esaltati fanatici della pesca al siluro, ma anche l' Arno ... e chissà che, scendendo lungo lo stivale, qualcuno non pensi bene che il pesciaccio possa ambientarsi anche nel Volturno o peggio ancora (per me) nell' Ofanto pugliese, costituendo anche nel Sud dell' Italia qualche bel gruppo a sua difesa.
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Vale la pena descrivere ancora una volta cosa sia questa schifezza ittica che risponde al nome di "Silurus Glanis" ... veramente orribile al solo vederlo.
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Originario dell'Europa centrale e orientale, è stato introdotto per svago nei laghetti di pesca sportiva una trentina di anni fa e successivamente liberato nei nostri fiumi quando la sua presenza si era resa ingestibile, a causa della dimensioni e dell'appetito.
Nel corso degli anni la specie si è riprodotta pressoché indisturbata arrivando a costituire, oggi, una nuova minaccia all'equilibrio, già ampiamente compromesso dall'inquinamento, dei nostri fiumi.
Il pesce siluro è un grande predatore che può raggiungere i 4 metri di lunghezza e i 290 kg di peso. Durante il giorno vive acquattato sui fondali limacciosi dei grandi corsi d'acqua dolce preferibilmente dove trova una ricca vegatazione.
Finché è giovane si nutre invertebrati di fondale, ma quando raggiunge dimensioni adulte e la fame aumenta... non c'è rivale che tenga.
Il siluro divora tutto.
Oltre ad entrare in competizione alimentare con lucci e storioni, fa strage di pesci pregiati e pare che gli esemplari più grandi non disdegnino nutrie, rane e nidiate di uccelli acquatici.
C'è chi sostiene di averlo visto venir fuori dall'acqua per inghiottire galline, anatre, cani. Qualcuno teme che possa ingoiare pure i bambini.
Ma qui entriamo nell'ambito delle leggende metropolitane.
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Vero o non vero, fatto sta che la leggenda riferisce di due sommozzatori che immersisi in un laghetto furono aggrediti da misteriosi mostri, così enormi che potevano facilmente aggredire un uomo. I due risalirono velocemente ed i loro capelli erano divenuti bianchi dalla paura.
Un’altra variante afferma che nelle fauci del famelico pesce è rimasto intrappolato un cane che si stava abbeverando sulla riva di un fiume.
Nel settembre 2007 due sub professionisti dichiarano al giornale Brescia Oggi di aver avvistato a 25 metri di profondità, un siluro lungo più di cinque metri nelle acque del Garda (di fronte a Gargnagno).
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Al di là di queste che non ho lesinato di definire come probabili leggende, resta però che nel Po esiste da tempo una taglia per fermarlo: 26 centesimi per ogni chilogrammo di pesce siluro.
Questa è la taglia istituita dalla provincia di Rovigo per fronteggiare la diffusione del gigantesco pesce siluro nelle acque del bacino del Po, dove ormai ha raggiunto il 27% della biomassa. Già nel 2000 fu avviata una simile iniziativa, e in 18 mesi furono conferiti nei diversi punti di raccolta ben 350 quintali di pesce.
Altra iniziativa la cattura nei canali di bonifica quando i livelli sono bassi, con reti o tramite elettrostorditore.
Anche la Provincia di Ferrara ha messo in atto ormai da 10 anni un vero e proprio Piano di limitazione di questo vorace predatore proveniente dall'Est europeo (assieme all'altra specie invasiva, il carassio), in collaborazione con i pescatori sportivi e l'Istituto di Biologia dell'Universita' di Ferrara.
Nel Ticino in un anno sono stati catturati siluri per un totale di 2 tonnellate, nell'ambito di un progetto Life finanziato da Ue, Regione Lombardia e Parco del Ticino. L' obiettivo è di salvaguardare due specie ittiche in declino: la trota marmorata e il pigo, specie endemica del bacino padano e fermare l'avanzata di specie invasive, in primis il siluro ma anche il rodeo amaro e la pseudorasbora.
Secondo gli esperti dal momento della sua comparsa, il siluro (che nei paesi d'origine puo' raggiungere i tre quintali) è andato sempre allargando il proprio areale e allo stato attuale vive una vera e propria esplosione demografica: è stata infatti segnalata la cattura di esemplari nell'Arno, nel Tevere, e persino nel fiume Pescara, in Abruzzo.
Questo gigante delle acque dolci rischia di compromettere gli equilibri ecologici: oltre ad entrare in competizione alimentare con lucci e storioni, fa strage di cavedani e barbi, ma gli esemplari piu' grandi non disdegnano nutrie e nidiate di uccelli acquatici. Tra le specie minacciate dal pesce siluro anche alcune specie rare di anfibi tipiche della Val Padana come il pelobate fosco, la rana di Lataste, le raganelle. Il rapporto peso/fabbisogno alimentare e' di circa 1 a 10: un siluro di dieci chili puo' mangiare ogni anno circa 100 chili di pesce. Quasi certamente questo pesce e' stato immesso nei laghetti di pesca sportiva negli anni '70, e poi liberato nei fiumi una volta che i gestori si sono resi conto del danno che arrecavano.
Nelle nostre acque temperate si e' adattato molto bene, cresce rapidamente e si riproduce raggiungendo anche il quintale di peso.
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Ecco perchè bisognerebbe non rilasciarlo quando pescato, perchè i danni di questo che io non mi sento nemmeno di definire pesce, sono enormi.
Ecco perchè io per primo, anche quando incidentalmente pesco un pesce gatto (dannosissimo per le uova degli altri pesci autoctoni), procedo immediatamente alla sua soppressione ed eliminazione dall' ambiente.
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* Testo di Franco Stanzione, tranne quanto riportato in corsivo,
che è tratto dal web.
* Foto tratte dal web.

mercoledì 11 febbraio 2009

La mia opinione su ...

LE FIERE DI PESCA
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I primi mesi di ogni anno, prima che inizi la stagione della pesca ufficiale, quella vera praticata in solitudine dalla stragrande maggioranza dei pescatori comuni su fiumi, laghi, torrenti e spiagge d' Italia, sono ormai consacrati ad alcuni rituali che definisco semplicemente ... banali e mirati solo a spillare soldi a chi potrebbe benissimo praticare questo sport col minimo investimento.
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Sto parlando naturalmente delle Fiere di Pesca.
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Il fatto che si svolgano nella stagione fredda inducono folle gioiose e gaudenti di cosiddetti "pescatori di plastica"
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ad andare a trascorrere, in realtà, un giorno diverso in uno di quei padiglioni puzzolenti di boiles da carpisti ed aromi vari che impestano l' aria dovunque si vada.
Il vero pescatore invece, anche se in inverno e col freddo, non rinuncia ad una domenica di pesca, per andare a virtualizzare in questi posti la sua passione.
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Diciamo pure che il frequentatore tipo di uno di questi meetings è quasi sempre uno di quegli esaltati che aderiscono ai vari Clubs di Pesca Specifica che ormai hanno invaso il web, allo scopo principale di vedere materializzate dal vero certe facce viste solo attraverso il monitor di un computer.
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Mi risulta che molti si sobbarcano a viaggi di centinaia di chilometri solo per incontrare alcuni "volti" che, per un effetto di distorsione di immagine dovuta al monitor, vedendoli con il pc sembrano quasi dei "bambolotti".
Ci vanno con tutta probabilità proprio per verificare questo o addirittura se certi personaggi esistono davvero.
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Io ho visto in vita mia, ma per caso e per un mio personale motivo, una di queste fiere e mi sono reso conto che il mondo della pesca sportiva non alberga in quei luoghi.
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Infatti se lo sport della pesca è fatto di solitudine, di riflessione, di rapporto a tu per tu con l' acqua ed i pesci, in quegli ambienti vedi solo esaltati che parlano entusiasticamente esclusivamente dei materiali e non del fine ultimo cui essi sono destinati ... o dovrebbero.
Ci sono possibilità di apprendere qualcosa di utile per il proprio personale esercizio della pesca sportiva?
No ... affatto ... in agguato ci sono persone preposte ad accalappiare i più gonzi per indurli, con i loro consigli, ad acquistare questo o quello ... che poi non gli servirà mai.
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Tra gli stands infatti, si aggirano con fare da bravi papà sempre disponibili a consigliare i figli, alcuni guru della pesca di plastica italica, pronti a fidelizzare le loro vittime con una pacca sulla spalla o regalandogli un cappellino sponsorizzato ... che pena.
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Poi ci sono quelli che, spacciandosi per esperti in questa o quell' altra disciplina di pesca, gratificano quanti li hanno visti sino ad allora solo sulle riviste di pesca, con battute o inutili quanto scontati consigli tecnici.
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Vi sono poi stands in cui si cerca di accalappiare i più beccaccioni ad andare a pescare all' estero, come se in Italia non ci fossero più altri posti in cui pescare.
Io personalmente non mi sono mai sognato di andare a pescare fuori d' Italia.
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In alcune di queste Fiere di Pesca vi sono stands di motori e accessori per la nautica, strettamente collegati con il settore della nautica specializzata.
Poi c'è l'equipaggiamento: tutto lo scibile possibile con la presenza delle migliori marche nazionali e internazionali.
Insomma tutti articoli che al cosiddetto pescatore comune e a quello della domenica non interessano.
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Infine ci può anche essere il virtual, e questo settore non sfugge alle possibilità messe a disposizione degli appassionati dall'evoluzione informatica: dai siti alle web tv, dai simulatori tridimensionali ai semplici giochi video.
Ovviamente anche queste cose sono in netto contrasto con quella che è la pesca vera, fatta di mani congelate e volti cotti dal sole.
Sono in genere immancabilmente presenti le riviste italiane di pesca sportiva, responsabili più di altri della involuzione mentale dei pescatori che ormai, quando vanno a pesca, anzichè rilassarsi, sembra quasi che debbano andare a lavorare, trasportando quintali di roba al seguito, acquistata naturalmente grazie alle chimere vendute dagli imbonitori della pesca di plastica.
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Ed è pertanto in virtù di tutte le mie considerazioni fin qui espresse, che io dico a me stesso e a chi mi leggerà attraverso questo blog:
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* Testo di Franco Stanzione
* Foto tratte dal web.