Dopo la deludente mattinata di ieri sul Basento (più per lo stato di salute del fiume che per il pescato), stamattina sono ritornato in Basilicata sulle rive del fiume Sinni, tra Valsinni e Colobraro che, per i lucani d.o.c., è il paese che non si può nominare a motivo della sua fama di "portasfiga".
Ancora una volta ho pescato con la bellissima tecnica giapponese della "tenkara".
Al primo impatto il fiume si è presentato stupendo ...
... acqua un cristallo ...
... e subito hanno iniziato a bollare tantissimi pesci ... di taglia però molto piccola ... come ad esempio le alborelle ...
... o decine e decine di cavedanelli.
Ho sondato diversi tratti del fiume ...
... fino ad arrivare proprio sotto l'abitato di Valsinni, con i cavedanelli che rispondevano ad ogni lancio.
Comunque è una grande soddisfazione pescare tantissimi pesci, anche se piccoli, ma con la moschetta finta (kebari) a "tenkara" ...
... in un ambiente mozzafiato come quello entro cui scorre il Sinni.
Peccato che qualche centinaio di metri a valle di dove ho pescato, questo bel fiume si disperda in tanti rivoletti attraverso la sassaia di una fiumara che arriva con appena poche gocce d'acqua fino alla foce in mare.
Peccato che qualche centinaio di metri a valle di dove ho pescato, questo bel fiume si disperda in tanti rivoletti attraverso la sassaia di una fiumara che arriva con appena poche gocce d'acqua fino alla foce in mare.
Verso le ore 11.00 ho smesso di pescare ed ho rivolto un ultimo sguardo verso la cittadina di Colobraro che, dall'alto, veglia sul Sinni sulla sponda opposta a quella di Valsinni ...
... augurandomi che la "sfiga" di cui ha fama di portatrice colpisca chiunque in futuro voglia inquinare o distruggere questo bel fiume lucano.
* Testo e foto a cura di Franco Stanzione.