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Franco Stanzione

Se vuoi conoscere la mia opinione sulla pesca, leggi la

- - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - - - INTERVISTA CON L' ASSASSINO

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - a cura di Elisabetta Pansini


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domenica 15 febbraio 2009

La mia opinione su ...

... ancora sulla pericolosità del "Silurus Glanis".
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Questa mattina stavo rivedendo alcune vecchie foto da me scattate sul Ponte Vecchio di Firenze nel lontanissimo 1985, quando ci sono stato con mia moglie, allora ancora fidanzata.
Il mio ricordo non poteva non andare ai grossissimi cavedani che, quando dal ponte gettavi nell' Arno delle briciole di pane, si avventavano su di esse con grande voracità; erano grossissimi e tantissimi.
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Tutto ciò è ormai solo uno sbiadito ricordo, in quanto in quel tratto dell' Arno pare che ci siano rimasti ormai solo gli schifosissimi siluri, che mi risulta abbiano trovato anche degli imbecilli che li proteggono ed inneggiano ad un loro aumento numerico (a scapito naturalmente della fauna autoctona) per dare libero sfogo alle loro voglie di emulare i pescatori da Big Game Atlantico.
Quindi ora non basta che sia il Po ad essere invaso da queste orde di esaltati fanatici della pesca al siluro, ma anche l' Arno ... e chissà che, scendendo lungo lo stivale, qualcuno non pensi bene che il pesciaccio possa ambientarsi anche nel Volturno o peggio ancora (per me) nell' Ofanto pugliese, costituendo anche nel Sud dell' Italia qualche bel gruppo a sua difesa.
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Vale la pena descrivere ancora una volta cosa sia questa schifezza ittica che risponde al nome di "Silurus Glanis" ... veramente orribile al solo vederlo.
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Originario dell'Europa centrale e orientale, è stato introdotto per svago nei laghetti di pesca sportiva una trentina di anni fa e successivamente liberato nei nostri fiumi quando la sua presenza si era resa ingestibile, a causa della dimensioni e dell'appetito.
Nel corso degli anni la specie si è riprodotta pressoché indisturbata arrivando a costituire, oggi, una nuova minaccia all'equilibrio, già ampiamente compromesso dall'inquinamento, dei nostri fiumi.
Il pesce siluro è un grande predatore che può raggiungere i 4 metri di lunghezza e i 290 kg di peso. Durante il giorno vive acquattato sui fondali limacciosi dei grandi corsi d'acqua dolce preferibilmente dove trova una ricca vegatazione.
Finché è giovane si nutre invertebrati di fondale, ma quando raggiunge dimensioni adulte e la fame aumenta... non c'è rivale che tenga.
Il siluro divora tutto.
Oltre ad entrare in competizione alimentare con lucci e storioni, fa strage di pesci pregiati e pare che gli esemplari più grandi non disdegnino nutrie, rane e nidiate di uccelli acquatici.
C'è chi sostiene di averlo visto venir fuori dall'acqua per inghiottire galline, anatre, cani. Qualcuno teme che possa ingoiare pure i bambini.
Ma qui entriamo nell'ambito delle leggende metropolitane.
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Vero o non vero, fatto sta che la leggenda riferisce di due sommozzatori che immersisi in un laghetto furono aggrediti da misteriosi mostri, così enormi che potevano facilmente aggredire un uomo. I due risalirono velocemente ed i loro capelli erano divenuti bianchi dalla paura.
Un’altra variante afferma che nelle fauci del famelico pesce è rimasto intrappolato un cane che si stava abbeverando sulla riva di un fiume.
Nel settembre 2007 due sub professionisti dichiarano al giornale Brescia Oggi di aver avvistato a 25 metri di profondità, un siluro lungo più di cinque metri nelle acque del Garda (di fronte a Gargnagno).
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Al di là di queste che non ho lesinato di definire come probabili leggende, resta però che nel Po esiste da tempo una taglia per fermarlo: 26 centesimi per ogni chilogrammo di pesce siluro.
Questa è la taglia istituita dalla provincia di Rovigo per fronteggiare la diffusione del gigantesco pesce siluro nelle acque del bacino del Po, dove ormai ha raggiunto il 27% della biomassa. Già nel 2000 fu avviata una simile iniziativa, e in 18 mesi furono conferiti nei diversi punti di raccolta ben 350 quintali di pesce.
Altra iniziativa la cattura nei canali di bonifica quando i livelli sono bassi, con reti o tramite elettrostorditore.
Anche la Provincia di Ferrara ha messo in atto ormai da 10 anni un vero e proprio Piano di limitazione di questo vorace predatore proveniente dall'Est europeo (assieme all'altra specie invasiva, il carassio), in collaborazione con i pescatori sportivi e l'Istituto di Biologia dell'Universita' di Ferrara.
Nel Ticino in un anno sono stati catturati siluri per un totale di 2 tonnellate, nell'ambito di un progetto Life finanziato da Ue, Regione Lombardia e Parco del Ticino. L' obiettivo è di salvaguardare due specie ittiche in declino: la trota marmorata e il pigo, specie endemica del bacino padano e fermare l'avanzata di specie invasive, in primis il siluro ma anche il rodeo amaro e la pseudorasbora.
Secondo gli esperti dal momento della sua comparsa, il siluro (che nei paesi d'origine puo' raggiungere i tre quintali) è andato sempre allargando il proprio areale e allo stato attuale vive una vera e propria esplosione demografica: è stata infatti segnalata la cattura di esemplari nell'Arno, nel Tevere, e persino nel fiume Pescara, in Abruzzo.
Questo gigante delle acque dolci rischia di compromettere gli equilibri ecologici: oltre ad entrare in competizione alimentare con lucci e storioni, fa strage di cavedani e barbi, ma gli esemplari piu' grandi non disdegnano nutrie e nidiate di uccelli acquatici. Tra le specie minacciate dal pesce siluro anche alcune specie rare di anfibi tipiche della Val Padana come il pelobate fosco, la rana di Lataste, le raganelle. Il rapporto peso/fabbisogno alimentare e' di circa 1 a 10: un siluro di dieci chili puo' mangiare ogni anno circa 100 chili di pesce. Quasi certamente questo pesce e' stato immesso nei laghetti di pesca sportiva negli anni '70, e poi liberato nei fiumi una volta che i gestori si sono resi conto del danno che arrecavano.
Nelle nostre acque temperate si e' adattato molto bene, cresce rapidamente e si riproduce raggiungendo anche il quintale di peso.
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Ecco perchè bisognerebbe non rilasciarlo quando pescato, perchè i danni di questo che io non mi sento nemmeno di definire pesce, sono enormi.
Ecco perchè io per primo, anche quando incidentalmente pesco un pesce gatto (dannosissimo per le uova degli altri pesci autoctoni), procedo immediatamente alla sua soppressione ed eliminazione dall' ambiente.
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* Testo di Franco Stanzione, tranne quanto riportato in corsivo,
che è tratto dal web.
* Foto tratte dal web.