La diga prende il nome dal torrente Locone, uno dei più importanti affluenti di sinistra dell' Ofanto, arginato per creare un invaso d' acqua per l' irrigazione che ha ricoperto una valle allagando strade e case, ancora oggi riconoscibili dai tetti e comignoli più alti che affiorano al centro dell' invaso nei periodi di maggior carenza idrica. Per gli amanti dei dati c'è da dire che la diga è stata ultimata nel 1986, si trova a 186 metri sul livello del mare, ha una superficie di 6,3 chilometri quadrati ed una capacità massima di 131 milioni di metri cubici di acqua. Questo nuovo microclima ha creato l' habitat ideale per aironi, svassi, falchi e diversi uccelli acquatici.
L' ambiente acquatico si è invece mostrato ideale per la vita di diverse specie ittiche quali la carpa, il cavedano, il carassio, la scardola, l' alborella, l' anguilla, il persico sole, il persico trota ed il persico reale, oggetto appunto di questo insolito itinerario nella Murgia Barese, al confine con la Basilicata. Ultimamente alle specie menzionate si è aggiunto l' infestante pesce gatto (Ictalurus Plebeius), che per fortuna non ha ancora colonizzato massicciamente tutto l' invaso.
Tutte le altre specie sono presenti in gran numero di esemplari, anche di grossa taglia, ma negli ultimi due anni un vero "boom demografico" si è registrato proprio a carico del persico reale. Tralasciando quindi tutte le altre tecniche tendenti alla cattura delle altre specie, concentriamoci su quest' ultimo. Non voglio descrivere questo itinerario alla solita maniera, ma mi fa piacere proporlo attraverso il racconto di una delle mie uscite bisettimanali su questo splendido lago, ed esattamente quella di sabato 8 ottobre 2005.
Lungo i 65 chilometri che separano la mia Molfetta dalla meta agognata, sempre la stessa solfa: acqua a catinelle. Appena entro nell' abitato di Minervino Murge, ancora al buio, la pioggia cessa d' incanto e le prime luci fanno intravedere il sereno. Si vede appena, ma abbastanza da notare che l' acqua è un po' torbida, per cui abbandono l' idea di pescare a spinning e propendo decisamente per il legering, anche perchè noto, di fronte alla stradina che finisce in acqua, dove ho parcheggiato l' auto, alcuni alberi e cespugli emergenti che mi fanno pensare all' habitat ideale per il persico reale.
Allestisco la postazione armando due canne.
La montatura predisposta è molto semplice: collego, tramite una girella del 12, uno spezzone di un metro di monofilo Dragon di Tubertini nel diametro 0,14 ad un fio nel mulinello dello 0,20 di una marca non nota, ma abbastanza resistente, acquistato presso il Pescasport Doriana di Ostellato in occasione della prima prova degli Italiani di quest' anno. L' amo è un 12 della serie 15 di Tubertini, innescato con sei bigattini.
Sono ormai le 8,30 e da dietro la collina fanno capolino i primi raggi del sole; i timori del ritorno della pioggia sono ormai dissolti. All' improvviso il cimino di una canna comincia a vibrare... capisco subito che è lui, un persico. Ferrata seguita da veloce e costante recupero per impedire al pesce di finire nei cespugli sommersi che tappezzano quel tratto di lago... ed il primo persico finisce a terra tra le mie mani.
Non faccio nemmeno in tempo a slamarlo che il cimino dell' altra canna ancora in pesca si anima all' improvviso.
Getto il persico per terra e ferro... altro esemplare, dopo altro veloce recupero, che finisce all' asciutto. Insomma la storia va avanti per oltre due ore; parecchi pesci, nonostante le mie attenzioni, puntano durante il recupero sui tanti ostacoli sommersi, causandone la perdita ed ogni volta il rifacimento di tutta la montatura, ma un numero soddisfacente di persici finisce nella nassa. Alle 11,00 l' ultima cattura, poi più nulla fino alle 12,30. Decido di smettere e, poichè inusualmente ho con me la mia fotocamera digitale, mi concedo il piacere di una foto rituale con i pesci catturati.
Concludo la mia giornata di pesca con molta soddisfazione, soprattutto perchè inaspettatamente una annunciata andata a vuoto, a causa della pioggia, si è trasformata in una bella e pescosa giornata.
Dopo aver smontato tutto, rimango per qualche secondo ancora ad ammirare il mio policromo bottino ancora nel retino del guadino, prima di trasferirlo nella busta di plastica del supermercato di fronte a casa mia, anticamera del freezer domestico.
Entro in casa con l'entusiasmo alle stelle, pensando alla meraviglia dei miei figli abituati a sentirmi dire che ho rilasciato tutto il pesce pescato; l' entusiasmo viene subito spento dal menefreghismo della moglie che, dalla cucina, dice come al solito "a papà interessa solo andare a pescare, a pescare e a pescare".
Ma anche questo fa parte ormai del copione di tutte le mie andate a pesca. Non mi rimane allora che aspettare il prossimo venerdì, già preso da quella nostalgia di pescare che mi prende da ormai 37 anni, ogni volta che rientro a casa dalla pesca.
... così sono diventati i persici del Locone, sulla tavola di casa mia, dopo essere stati affidati alle "cure" di mia moglie ... che però se li è mangiati anche lei.
* Il testo e le foto sono di Franco Stanzione.